Al Teatro Mandanici in arrivo la Tempesta di William Shakespeare

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Cresce l’attesa per l’arrivo della grande prosa al Teatro Mandanici che sabato 30, alle ore 21.00, vedrà in scena “La tempesta”, capolavoro shakespeariano con il quale l’autore diede il suo addio alle scene. La pièce, diretta da Roberto Andò, vedrà sul palco del teatro barcellonese il grande Renato Carpentieri nel ruolo di Prospero.

«In questa Stagione 2019/2020 abbiamo voluto dare spazio anche alla grande prosa», ricorda il sindaco Roberto Materia. «Una scelta che è stata allo stesso tempo molto facile e molto difficile. Facile perché centinaia di appassionati di teatro ce lo hanno chiesto. E difficile perché solo un’opera capace di incantare tutti, dai più giovani ai più anziani, avrebbe potuto degnamente inaugurare questa apertura ai classici. A convincerci pienamente è stato proprio l’incontro con questa suggestiva rivisitazione di un’opera che è semplicemente tra le più conosciute al mondo, un’opera applaudita da oltre quattro secoli. Con “La tempesta” di Roberto Andò il Teatro Mandanici offre ai suoi spettatori un’esperienza che siamo certi sarà indimenticabile».

«Andò è uno dei registi più acclamati d’Italia», aggiunge il segretario generale Lucio Catania, dirigente dell’Ufficio Teatro. «E per la sua “Tempesta” ha chiamato sul palco alcuni tra i migliori attori del Paese. Lo spettacolo, che racconta un naufragio sulle onde calamitose del Mediterraneo, ha in sé tutto il potere evocativo di una storia che sentiamo nostra e che è universale, per il messaggio che contiene e per la brillantezza di questa specifica messinscena».

 “La tempesta” è riletta da Roberto Andò attraverso il fluire, grandioso e imprevedibile, della mente di Prospero, assecondando l’incedere minuzioso e incalzante del suo piano per congedarsi dal mondo e iniziare la figlia Miranda alla vita e al mistero dell’esistenza. Protagonista della pièce è Renato Carpentieri, un attore giunto a quel magistero essenziale e profondo che appartiene solo ai grandi interpreti, qui affiancato da un cast affascinante e sorprendente.

Al fianco di  Renato Carpentieri un grandioso cast capitanato da Vincenzo Pirrotta e poi ancora Filippo Luna, Giulia Andò, Paolo Briguglia, Paride Benassai, Francesco Villano, Gianni Salvo. La traduzione è di Nadia Fusini, l’adattamento di Roberto Andò e Nadia Fusini, le scene sono di Gianni Carluccio, i costumi di Daniela Cernigliaro, le musiche originali di Franco Piersanti, il flautista è Roberto Fabbriciani, light designer è Angelo Linzalata, il suono è a cura di Hubert Westkemper (collaborazione artistica di Alfio Scuderi, aiuto regia Luca Bargagna, scenografi realizzatori Giuseppe Ciaccio, Sebastiana Di Gesù, Carlo Gillè, assistente ai costumi Agnese Rabatti).

«Quando preparavo “Il manoscritto del principe”, il film in cui ho raccontato gli ultimi quattro anni della vita di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (quelli in cui scrisse “Il Gattopardo”) – spiega Roberto Andò – per trasmettere la mia idea del principe all’attore che l’avrebbe interpretato, il grandissimo Michel Bouquet, lo paragonavo a Prospero e gli leggevo quel che lo stesso Lampedusa aveva scritto della “Tempesta” per i suoi allievi. Tomasi descriveva la commedia come l’ultimo slancio fantastico di un genio, e ne invidiava il brio indiavolato. Nel raccontarla a Francesco Orlando vi metteva qualcosa di sé, ritrovandosi perfettamente nell’addio alla vita intonato dal mago: “E il mio finire è la disperazione”. Da allora ho sognato molte volte di portarla in scena. Penso che “La tempesta” sia un geniale omaggio al teatro, e una delle commedie più profonde che siano state dedicate al senso della vita. È l’opera della rigenerazione, dove il naufrago, il disperso, l’usurpato ritrovano il filo interrotto delle loro esistenze. Se c’è una ragione per cui ancora oggi questa commedia ci parla, è nell’idea, per nulla semplice o banale, che l’essere umano sia destinato a convivere con la tempesta, e che dopo ogni tempesta debba fare chiarezza dentro di sé. Come pure, per dirla con Auden, che l’unica magia che ci è concessa sia “il potere d’incanto che viene dalla disillusione”. Nella visione che abbiamo voluto dare della “Tempesta” con Gianni Carluccio, l’isola è diventata una casa disastrata (allagata dalla pioggia e dal mare?), di cui Prospero ha fatto il laboratorio di una speciale esplorazione dell’anima, un interno-esterno circondato da un mare all’inizio in tempesta, poi calmo, e, alla fine, quando Calibano resta il solo abitante dell’isola, di nuovo in preda a un disordine di cui non si prefigura l’esito. La nuova traduzione di Nadia Fusini nasce dalla sua lunga, profonda, frequentazione del testo di Shakespeare, e il nostro adattamento nasce dal desiderio di tendere l’azione, lasciandone l’intera responsabilità alla mente di Prospero, alla sua regia. Renato Carpentieri, un attore giunto all’essenza del suo grandissimo talento, mi dà la certezza di un Prospero memore di quell’accento che ancora si ritrova in certi preziosi, e isolati, intellettuali del Sud, mossi da una disperata intelligenza, e, insieme, da una infinita disposizione al fantasticare, offesi dall’intollerabilità del reale, ma vocati a una dolente dolcezza, a un indomabile furore».

Con queste premesse non si può fare altro che attendere ancora un po’ per poi lasciarsi travolgere da una miriade di emozioni, regalo che solo la prosa d’autore sa pienamente elargire.

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