Entrare nel fantastico universo Vandelliano non è cosa semplice. Bisogna farlo in rigoroso silenzio, assolutamente in punta di piedi. Il simbolismo struggente che anima ogni sua opera è tale da rimanerne addirittura perplessi. Marcello Vandelli sente ed il suo sentire si manifesta con forza ed al contempo incanto. La forza appartiene all’uomo, l’incanto a quel piccolo bambino che in lui non si è mai assopito. Non c’è opera che si osservi che non ci rimandi a pensare ed è in questo che sta la vera forza di un vero artista. Nel possedere la capacità non soltanto di emozionarsi ma anche di saper emozionare. Quel fanciullino che Giovanni Pascoli aveva così tanto voluto celebrare in Vandelli trova la manifestazione più alta del suo essere. Il fanciullino Pascoliano era un bambino animato da brividi e lacrime, una voce nascosta nel profondo di ognuno, che attraverso l’immaginazione e la sensibilità diviene un tutt’uno col mondo.
Marcello Vandelli dipana il colore su grandi pannelli di legno, quasi la pesantezza del supporto utilizzato sia da considerarsi un valido suggello del messaggio che, di volta in volta, è l’uomo più che lo stesso artista, a voler divulgare. Il titolo della sua mostra “Entropico” che si terrà a Roma sabato 3 ottobre a Palazzo Velli, si ispira ad una nota citazione di Carl Gustave Jung, il quale sosteneva che in ogni caos c’è un cosmo, in ogni disordine un ordine segreto. Vandelli soffre ma è nella sua sofferenza, probabilmente emotivamente elaborata, che riposa la sua forza più vera, Vandelli piange ma non si fa consolare. Aver una sensibilità diversa ci pone spesso nella condizione di piegarci agli eventi e di doverci persino assuefare ma il bambino Vandelliano non ci sta e nel simbolismo delle sue opere, troviamo una disperazione reattiva che trasuda la forza di chi ha saputo lottare. Ed anche vincere. Le opere in gioco saranno quaranta e saranno visibili al pubblico a partire da venerdì 2 ottobre. La presentazione sarà a cura del professor Vittorio Sgarbi. E chissà se in sala magicamente, per un istante chiudendo gli occhi, vedremo correre quel piccolo bambino.