Conversando con…Marco Palumbo, autore del romanzo Fiordiluna

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Marco Palumbo - Fiordiluna

Marco Palumbo è un giovane autore emergente quì al suo esordio letterario. Il suo romanzo dal titolo  Fiordiluna affronta vari temi tra cui Arte, Finanza e Politica. Conosciamolo meglio.

In Fiordiluna c’è una grande varietà di temi tra i quali spiccano Arte, Finanza e Politica brillantemente supportate da una storia in cui mancano i colpi di scena. Com’è nata l’idea di questo romanzo?

L’idea del romanzo è nata prima di tutto dal bisogno di esprimere delle idee. Si scrive per essere letti, io penso, e per diffondere opinioni che, si spera, siano condivise da chi legge. Fiordiluna è una storia sentimentale basata su un rapporto di corrispondenza di amorosi sensi, una storia dei giorni nostri in cui le relazioni virtuali a distanza predominano su quelle reali in presenza. Comunque, vorrei chiarire che il romanzo è stato scritto in tempi non sospetti, molto prima che scoppiasse la pandemia di coronavirus.

Il protagonista è un giornalista, scelta non casuale, perché questo mi ha consentito di guardare i fatti dal punto di vista di chi li dovrebbe descrivere attraverso i mezzi di informazione. Oggi, purtroppo, i media mainstream sono espressione di un pensiero unico, spesso garante degli interessi di gruppi dominanti, si pensi alle lobby farmaceutiche, tema molto attuale, o della finanza internazionale.

Direi che la narrazione si sviluppa su due piani paralleli, la crisi professionale di Valerio, il protagonista, incapace di accondiscendere alla linea editoriale del suo giornale, e la crisi sentimentale, dovuta alla sua incapacità di sapere andare dove lo porterebbe il cuore.

Alcuni dei colpi di scena risultano sottotono, come ad esempio quello riguardante il padre scomparso di cui si mette in dubbio il luogo e la data della morte. A cos’è dovuta questa scelta?

La trama è abbastanza complessa, alcuni lettori in effetti mi rimproverano di aver voluto mettere troppe cose insieme, e questo forse ha pregiudicato la scorrevolezza della narrazione. Cesare, il padre di Valerio è un personaggio chiave, perché la storia ruota attorno alla sua presunta fuga ai Fiordi, portando con sé una consistente somma di denaro fraudolentemente sottratta alla banca di cui era amministratore, ai tempi della crisi finanziaria della prima decade degli anni duemila. La figura di Cesare e il mistero sulla sua presunta morte aleggiano durante tutta la narrazione, ma l’artefice delle sue gesta è in realtà il figlio Stefano, fratello maggiore di Valerio, un personaggio senza scrupoli che farà di tutto pur di accaparrarsi l’eredità del padre. Ecco, diciamo che Stefano è l’antagonista di Valerio.

Da cosa o da chi trae ispirazione il personaggio di Selene?

Selene è funzionale alla narrazione, è parte della storia, insieme alla sua ambientazione. Il titolo del romanzo, infatti, non si ispira al fiore di luna, come si potrebbe pensare. Fiordiluna è una parola composta, rimanda ai Fiordi norvegesi dove è in parte ambientato il romanzo, ed al personaggio femminile di Selene, per i greci la dea della luna. Selene è un personaggio in chiaroscuro, ricco di contrasti, primo fra tutti il fatto di essere figlia di una prostituta. Io non amo i pregiudizi, penso che il buono e il bello stiano anche dove meno ce li aspetteremmo. Per questo ho voluto disegnare un personaggio complesso, ma mai compromesso dall’ambiente familiare in cui vive. Selene vive di istinti primordiali, di sensazioni, vive nell’arte e dell’arte ha fatto la sua ragione di vita.

Qual è il messaggio veicolato dal romanzo Fiordiluna?

Che la verità spesso sta oltre l’apparenza, per questo ho voluto citare all’inizio del romanzo un aforisma di Alexandre Dumas, secondo cui ogni falsità che si cela dietro una maschera prima o poi si riesce a distinguerla dal volto. Il concetto riprende in parte il tema del giornalismo menzognero, che a tutti i costi deve raccontare una verità artefatta che può essere smentita facilmente da una controinformazione consapevole. Come pure falsa è la parte che a volte ognuno di noi si impone di recitare, per dare fede ad un personaggio che ci costruiamo e di cui difficilmente riusciamo a liberarci.

Il romanzo presenta un finale aperto. Pensi di dare un seguito alla storia?

Non credo. Per questo ho voluto inserire una postfazione, dove esprimo una mia interpretazione e spiego il mio punto di vista, cercando di mettermi nei panni del lettore, magari spiazzato da un finale imprevedibile. A questo proposito, vorrei fare un plauso all’autopubblicazione, senza la quale non avrei potuto inserire la postfazione in un secondo momento, come pure una serie di migliorie stilistiche e contenutistiche, frutto delle impressioni dei primi lettori del romanzo, quasi sempre amici e conoscenti.

E, infine, cosa rappresenta per te la scrittura, e in particolar modo cos’ha rappresentato la stesura di questo romanzo?

Ho scoperto questa mia passione quasi per caso, non più di sei, sette anni fa, dopo avere letto un saggio sulla storia di Salvatore Giuliano, il famoso bandito di Montelepre che terrorizzò la Sicilia negli anni successivi alla seconda guerra mondiale. Quella lettura mi ha dato spunto per scrivere di getto, nell’arco di un anno, il mio primo romanzo, “La stella mancante”, che descrive una Sicilia americana, la quarantanovesima stella, economicamente ricca e prospera, protagonista al centro del Mediterraneo.

La scrittura per me è anche un modo di partecipare alla vita politica, nel senso greco della polis. Lavoro nella pubblica amministrazione, e non ti nascondo che sono stato più volte tentato di “scendere in campo”, candidarmi in qualche lista o forza politica attraverso la quale esprimere delle idee. Poi ho trovato questa mia risorsa che è la scrittura creativa, che mi consente di dire il mio punto di vista sui temi grandi e piccoli del vivere comune.

Come ne “La stella mancante”, in Fiordiluna affronto temi scottanti come l’immigrazione, la crisi della democrazia, lo strapotere della finanza internazionale, con tono critico che non si limita però alla semplice denuncia, ma che cerca di indagare le ragioni della crisi e dei guasti della politica, e nello stesso tempo mi offre l’occasione per proporre soluzioni volte al loro superamento. Il tutto nel rispetto della libertà garantita dalla Costituzione di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

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