Svegliarsi ed essere investiti dalla notizia della morte di Franco Battiato è stato come precipitare nel vuoto senza paracadute. Con lui non se ne va un cantautore, un musicista; se ne va un’icona della cultura a tutto tondo.
Cantautore d’avanguardia ha spaziato con grande agilità tra i diversi generi musicali, dalla musica pop a quella colta, spesso precorrendo i tempi e raggiungendo una grande popolarità.
Per Franco Battiato sono passati oltre 50 anni dalle sue prime esperienze musicali a Milano, dal suo primo contratto discografico ottenuto grazie al suo grande amico Giorgio Gaber che tra l’altro, insieme a Caterina Caselli, ha ospitato, nel 1967, la sua prima apparizione televisiva. Lungo questi decenni Franco Battiato ha costruito un percorso davvero unico nel panorama italiano.
Pilastro della musica italiana dai mille interessi – fisica, pittura, cinema, teatro – personaggio eclettico sempre avanti sui tempi, si è fatto amare dal pubblico più raffinato e da quello più popolare, elevando la sua natura “pop” a altro.
La sua musica non sempre arrivava immediatamente al grande pubblico, spesso procedeva per step, iniziando da una ristretta nicchia per poi propagarsi a macchia d’olio. Questo succedeva agli esordi, quando Franco Battiato iniziava a sperimentare i diversi generi musicali. Si pensi a Centro di gravità permanente, primo brano a farlo arrivare al grande pubblico.
Più tardi, in un periodo più maturo, le sue canzoni sono diventate delle vere e proprie opere poetiche, si pensi a La Cura, brano potente e delicato al tempo stesso, in cui traspare la sua innata sensibilità d’artista.
Per lui molti i messaggi di cordoglio provenienti dal mondo della musica, della politica, dell’arte e della letteratura, perché quando muore un’artista muore una parte di noi, muore il periodo che parallelamente ci legava a lui, attraverso le colonne sonore che aveva scritto per noi.
Ma un’Artista non muore mai.
E allora ciao Maestro…grazie Maestro!