Grande successo di pubblico per l’evento andato in scena ieri presso il Museo Epicentro di Gala – Barcellona Pozzo di Gotto. MUTU è stato un incontro di artisti liberi, che hanno la voglia e il desiderio di condividere saperi, conoscenze, talento ed esperienze artistiche. Ogni artista partecipante a MUTU si esprime liberamente e attraverso vari linguaggi: poesia, letteratura, pittura, scultura, installazione.
Sono tutte testimonianze unite da un autentico fil rouge che segue il concetto della creazione e del pensiero libero. All’evento hanno preso parte anche i fondatori del Museo Epicentro: Nino Abbate e Salva Mostaccio. Nino Abbate con l’installazione “La Trinacria ammutolita sotto il peso della sua materia”, in pietra arenaria, marmo, ossidiana, lettere cromate e ferro, mentre Salva Mostaccio ha presentato “La gabbia”, un’installazione composta da una mattonella in cotto di cm 30×30, in cui campeggia la parola MUTU, realizzata con colori acrilici, e inserita all’interno di una gabbia.
Le loro personalità si completano insieme, così come la ricerca artistica che, parte da comuni intenti, per differenziarsi, facendo emergere visioni opposte ma sostanzialmente complementari.
Opera manifesto di questa variegata esposizione d’arte, vuole essere un omaggio di un grande artista a un mecenate libero che si è sempre speso per l’arte in maniera disinteressata. Molti gli artisti che hanno preso parte all’evento tra cui Calogero Barba con d un acrilico su tavola di 30×30 cm. “Io parlo non sono mutu”, dai colori luminosi che ricordano il mare Mediterraneo. Alesio Barchitta con un’opera in gesso e sabbia dell’Etna, di cm 32x24x18, facente parte di una seria di calchi che riproducono, con svariati materiali, la testa dell’artista. In questo caso “Alcun colore preferito” ci porta al mondo interiore dell’artista, ci porta ad un luogo specifico che ha segnato il suo vissuto. Rita Casdia con DOOM, stampa UV – still frame da video animazione digitale, di cm 35×50, denuncia quello che può succedere in una società che rimane muta davanti le ingiustizie. Nell’immagine ci sono cinque persone in ombra che non hanno più una loro testa ma delle teste a forma di nuvole nere. Enzo Buscemi partecipa alla performance con un testo, dal titolo Epicentro, che, come in un diario personale, delinea ricordi di vita vissuta e l’importanza che questo magico luogo ricopre nella vita e nella memoria collettiva. Altro testo è quello di Gino Caruso: “E’ la cultura che grida”.
Parole lucide che raccontano la forza dell’arte, in un viaggio che dai graffiti delle caverne preistoriche conduce alla Medusa di Caravaggio, passando dalla Giuditta che tagli la testa a Oloferne di Artemisia Gentileschi, al Guernica di Picasso, fino alle testimonianze di Emilio Isgrò e Banksy. Il testo “L’arte del silenzio” di Rosy Trapa si sofferma sulla libertà dell’arte e dell’artista. “L’arte non sta mai in silenzio”. Mutu è il titolo di due mattonelle in ceramica di Simone Cardullo, cm 30×30. In una è raffigurato un “mutu”, termine in lingua siciliana che identifica un imbuto; nell’altra mattonella è incisa una poesia in siciliano, che richiama l’importanza di “mutu”, quale simbologia di libertà.
Altro componimento in siciliano è “U Museu Epicentru” di Maria Morganti Privitera, versi dal forte impatto letterario che illustrano l’impegno di Nino Abbate e la bellezza del Museo Epicentro ed il legame indissolubile che questo luogo ha con la poetessa. Un racconto emozionante, ricco di sfaccettature, colori, sensazioni palpabili è “Resistenza di un piccolo angolo di mondo” di Valentina M. Di Salvo.
La scrittrice racconta, con parole delicate e nostalgiche, la bellezza del Museo Epicentro e la sua vocazione non solo artistica ma anche alla resistenza della bellezza. “Mutu! Breve storia di un silenzio che scuote le menti” di Dario De Pasquale, si sofferma sul silenzio nell’arte visto come qualcosa di sacro: è nel silenzio che si ammira l’arte; è nel silenzio che lo spettatore entra in connessione con l’artista. Patrizia Zangla scrive “E se il bello non è riconosciuto?”, un esaustivo e interessante saggio che, con uno sguardo multidisciplinare che coinvolge filosofia morale, filosofia politica e semantica, offre uno spaccato lucido e critico che, dal concetto di bellezza, si sofferma sulla verità e sulla libertà.
Katia Trifirò in “Donne e creatività. Canoni, margini, spazi di resistenza al silenzio” attraverso le testimonianze, la ricerca artistica e l’impegno di Franca Rame, Eleonora Duse e Titina di Filippo, racconta la storia di tre grandissime donne e artiste che si sono distinte in ambito teatrale per il loro genio creativo, cambiando, per sempre, il modo di stare in scena, di interpretare i personaggi e di costruire la scrittura.
“Les Enfants Du Paradis” di Andrea Volo, è un’incisione di 48×35 cm dedicata al Museo Epicentro, dal gusto squisitamente figurativo, che si sofferma sul concetto di arte, che può essere silente ma mai muta. “Mutu” è l’opera di Filippo Scimeca, realizzata con tecnica mista su carta, misura 17,5×24 cm e, come un vortice, con colori accesi e sgargianti, esprime un grido di libertà. La ricerca artistica si sofferma sul valore della libertà dell’uomo. Giuditta R, artista premiata dal Museo Epicentro nella rassegna “Premio Trinacria Circolare”, dedicato a personalità che si sono distinte in campo culturale, partecipa a Mutu con “The Cave II”, un’opera di cm 70×50, realizzata a matite (grafite) e tecnica mista su cartoncino. L’artista presenta una scena volutamente disturbante in cui si nota, in una stanza spoglia e cupa, la figura di una ragazzina, legata.
Dalla forte simbologica onirica, quasi fosse un’illustrazione di una favola nera, l’opera ci invita a esplorare i lati più oscuri della nostra mente. Sebastiano Favitta, in onore di Nino Abbate e la rassegna da lui ideata, presenta “Nino, u mutu, Mutu!”, un’installazione composta da collage su tela di cm 30×30. Giocando goliardicamente sulla parola “mutu”, e sul significato che essa assume in lingua siciliana, mostra, al centro, un imbuto. “Mutu” di Michela Fragale è un acquerello su carta Fabriano di cm 18×24 dai colori brillanti. Vortici, cerchi, spirali, si sovrappongono per creare un’opera dove non ci sono confini e perimetri netti: un’esplosione viva… viva come la libertà.