Teatro V. Emanuele: S. Castellitto torna in scena con Zorro. Un’eremita sul marciapiede

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Dopo i grandi successi riscossi sugli schermi cinematografici Sergio Castellitto torna a teatro per interpretare un vagabondo, un antieroe che riflette sul significato di una vita che lo ha portato, con le sue scelte, a vivere sulla strada. Un personaggio che vive ai margini della società, capace di vedere la realtà osservando la vita delle persone comuni che vivono in uno stato di quotidiana normalità.

L’opera, che da venerdì, alle ore 21.00, lo vedrà protagonista sul palco del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, è tratta da “Zorro. Un eremita sul marciapiede”, romanzo breve di Margaret Mazzantini (2004, Mondadori), di cui lui firma la regia. L’attore romano veste i panni di un clochard che ripercorre la storia della sua vita e delle scelte che lo hanno portato a vivere sulla strada. Il dialogo interiore di un uomo ai margini della società, capace di vedere la realtà osservando la vita delle persone ‘normali’. Capace di restituire attraverso una sorta di ‘filosofare’ allegro e indifeso il ‘sale della vita’, la complessità e l’imprevedibilità dell’esistenza.

L’origine di Zorro e della conseguente messa in scena, lo racconta nelle note di spettacolo la scrittrice Mazzantini: “Zorro mi ha aiutato a stanare un timore che da qualche parte appartiene a tutti – dice la Mazzantini – perché dentro ognuno di noi, inconfessata, incappucciata, c’è questa estrema possibilità: perdere improvvisamente i fili, le zavorre che ci tengono ancorati al mondo regolare. Chi di noi in una notte di strozzatura d’anima, bavero alzato sotto un portico, non ha sentito verso quel corpo, quel sacco di fagotti con un uomo dentro, una possibilità di sé stesso? I barboni sono randagi scappati dalle nostre case, odorano dei nostri armadi, puzzano di ciò che non hanno, ma anche di tutto ciò che ci manca. Perché forse ci manca quell’andare silenzioso totalmente libero – continua la Mazzantini – quel deambulare perplesso, magari losco, eppure così naturale, così necessario, quel fottersene del tempo meteorologico e di quello irreversibile dell’orologio. Chi di noi non ha sentito il desiderio di accasciarsi per strada, come marionetta, gambe larghe sull’asfalto, testa reclinata sul guanciale di un muro? E lasciare al fiume il suo grande, impegnativo corso. Venirne fuori, venirne in pace”.

Queste le premesse di uno  spettacolo che sin dalle primissime battute saprà emozionare il pubblico inducendolo ad una profonda  riflessione sullo scopo della propria vita.

La pièce sarà replicata sabato alle ore 21.00 e domenica alle ore 17.30.

 

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